Il Cinquecento fu il periodo della massima diffusione in Europa dell'arte italiana, anche se dal punto di vista politico la situazione era sicuramente molto sfavorevole, infatti questo fu un secolo di laceranti contrasti: la Riforma protestante, la conseguente reazione della Controriforma cattolica, la perdita dell'equilibrio politico, l'Italia divenuta ormai campo di battaglia di eserciti stranieri.
Nonostante questo, Roma fu un'importante centro per la diffusione delle arti e della cultura. Nel quattrocento l'amore per la cultura classica portò alla formazione delle prime collezioni di antichità da parte di famiglie ricche, soprattutto a Firenze, nel cinquecento è a Roma che il collezionismo ha più ampia diffusione. Importanti famiglie cominciarono a collezionare opere dell'arte classica, ma più importanti furono le collezioni d'arte papali, per esempio Giulio II e soprattutto Paolo III Farnese.
A Roma lavorarono numerosi artisti di un certo rilievo come Raffaello e Michelangelo e i loro allievi che, fuggiti da Roma dopo il sacco avvenuto nel 1527, portarono nelle varie corti italiane le loro conoscenze.
La posizione dell'artista inoltre, in questo periodo, subì dei grossi cambiamenti: dal medioevo l'artista era considerato al pari di un artigiano e quindi si annoverava l'arte tra le arti manuali, adesso invece si cominciò a considerare la pittura, la scultura e l'architettura al pari della letteratura e della poesia ponendole quindi fra le arti liberali.